sabato 21 agosto 2010

Vandalismo nei parchi, la denuncia di Marinucci (da Rivieraoggi.it)

L’esponente dei Verdi denuncia il danneggiamento di alcune zone verdi della città: «Se non ci sarà un’inversione di tendenza non c’è Fifa Security che tenga, nel giro di pochi anni distruggeranno tutto il patrimonio pubblico»

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – «L’ultimo atto, forse meno appariscente, è quello del danneggiamento del carro presente nel giardino dei contadini sul lungomare». Andrea Marinucci è furibondo nel segnalare alla stampa l’ennesimo atto di vandalismo ai danni dei beni pubblici cittadini, da parte di residenti e non privi di totale senso civico.

«Nel caso specifico forse la rottura è dovuto all’uso “turistico” del carro, dato che ci montano
sopra per farsi foto ricordo, ma nel resto della città la mancanza di senso civico e propensione all’atto vandalico coperto dal genitore permissivo è in vertiginosa ascesa come la spesa comunale per il ripristino di beni pubblici danneggiati».

Il consigliere dei “Verdi” attacca poi il permissivismo di alcuni genitori nei confronti dei propri figli: «Il paradosso è capitato in un parco pubblico a sud della città dove un presidente di associazione si è permesso di far raccogliere a dei ragazzi la carta gettata per terra sull’ aiuola e metterla negli appositi cestini nelle vicinanze. Quasi in tempo reale ha ricevuto una telefonata in cui la mamma di uno dei bambini redarguiti, in cui veniva minacciata di denuncia perchè in mezzo la carta raccolta poteva esserci una siringa».

«Se non ci sarà un’inversione di tendenza – conclude – non c’è Fifa Security che tenga, nel giro di pochi anni distruggeranno tutto il patrimonio pubblico».

giovedì 12 agosto 2010

Nucleare pericoloso la Russia insegna (Repubblica.it)

Parla il direttore di Greenpeace: "Il fuoco non minaccia solo le centrali, ma anche gli impianti che trattano le scorie. Anche un black-out di pochi minuti porterebbe all'emergenza"

di ANTONIO CIANCIULLO

Il sito russo di Mayak, dove vengono stoccate le scorie nucleari
Oltre alla minaccia terroristica, alla carenza di acqua dolce per il raffreddamento degli impianti e ai costi che s'impennano, per il nucleare arriva ora la grana incendi: lo scenario della Russia di questi giorni ci offre una nuova visione dei rischi legati alle centrali atomiche. Da una parte Chernobyl torna a manifestare i suoi effetti, dall'altra l'assedio delle fiamme attorno agli impianti nucleari rivela una minaccia finora poco considerata.

Come è possibile che, a distanza di 24 anni dalla catastrofe che ha distrutto il reattore ucraino, quella radioattività torni a essere un problema?
"I radionuclidi del cesio emesso nell'esplosione della centrale di Chernobyl si ridurranno a un millesimo solo fra tre secoli", risponde Giuseppe Onufrio, direttore di Greenpeace. "Oggi il 60 per cento di quella radioattività è ancora lì, nel terreno e nelle piante: il fumo degli incendi la rimette in circolazione, anche se con un effetto locale, a differenza di quanto avvenne nel 1986, quando la nube radioattiva si alzò per chilometri seminando il suo carico distruttivo in un'area enorme".

Quindi nel conto degli incendi russi dobbiamo mettere anche la contaminazione radioattiva?
" Una parte della nube di Chernobyl è stata rimessa in circolazione. E' un elemento che va ad aggravare un bilancio sanitario già critico, visto che si è parlato di un raddoppio della mortalità a Mosca a causa del fumo degli incendi. Sono aumentati in maniera consistente sia il particolato, creando problemi immediati alla respirazione, che elementi cancerogeni come il benzene".

Altri incendi minacciano le centrali nucleari.
"Non solo le centrali, anche gli altri impianti nucleari. Ad esempio quelli del centro atomico di Mayak, negli Urali, dove c'è un deposito a cielo aperto di scorie nucleari in cui sono stoccate 40 tonnellate di plutonio".

Qual è il rischio?
"Ci sono vari livelli di rischio. Supponiamo ad esempio che le fiamme colpiscano solo le linee esterne di trasmissione della corrente elettrica, i trasformatori. Ebbene la centrale si troverebbe isolata e si dovrebbe procedere a un arresto rapido del reattore, una procedura che comporta sempre una certa dose di rischio".

E' già successo?
"E' successo proprio a Mayak il 3 settembre del 2000. Per venti minuti fu interrotta la fornitura elettrica e lanciato il sistema di sicurezza basato su motori diesel. Quei motori erano in condizione di lavorare solo per 30 minuti, se il problema fosse durato più a lungo si sarebbe entrati in una situazione critica".

Un problema del genere potrebbe riguardare anche gli impianti che il governo Berlusconi vuole costruire in Italia?
"Nel nostro caso si parla di reattori epr per i quali è previsto un tetto di due minuti per circoscrivere un incendio. Quando guardiamo quello che sta succedendo in Russia e pensiamo che con i cambiamenti climatici andrà sempre peggio...."


(11 agosto 2010)